Franco è un Clown. Franco ha sempre fatto il Clown nella
vita, non ha mai trovato niente di meglio da fare che strappare sorrisi, non ha
mai pensato che esistesse qualcosa di meglio che riscaldarsi il cuore con i
sorrisi che riusciva a strappare. Il cerone bianco steso sempre con la stessa
passione, la pompetta del fiore sempre perfetta, l'elastico delle bretelle
sempre tirato, ogni singolo giorno di una vita che non riesce neanche a
definire troppo breve. In tanti a trentatre anni penserebbero che sia troppo
presto, Franco pensa che non saprebbe resistere pensando di vivere un giorno
senza strappare un sorriso, o almeno senza averci provato. Franco a trentatre
anni fissa i travetti affiancati al muro e si chiede per la milionesima volta
se non sarebbero stati più belli verniciati di bianco anche quelli, come le
pianelle che ci riposano sopra. Quelli come lui lo sanno quando il gioco
finisce, oggi Franco cede alla malattia di cui non ha voluto parlare a nessuno,
e cede con lo spirito del vincitore che è riuscito a far sorridere fino
all'ultimo giorno, del vincitore che ha saputo nascondersi per non strappare
mai una smorfia o una lacrima, ma solo sorrisi. Oggi Franco vince trentatre a
zero, e muore sapendo di essere riuscito a strappare un sorriso al giorno senza
mai vedere qualcuno triste per lui. Tra qualche giorno qualcuno lo cercherà,
tra qualche settimana qualcuno penserà che forse Franco non era forte quanto
credeva di essere e aveva chiesto aiuto tante volte, quel qualcuno verserà una
lacrima per lui, ma Franco se ne sarà già andato e non sarà mai trentatre a
uno, la rete l'ha mantenuta inviolata fino al novantesimo, della moviola
post-partita non gliene è mai fregato niente.
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