Quando cazzo mai ha nevicato l'11 Ottobre in questo posto?
Mi ha parlato di un condominio, di solito i condomini sono pieni di vecchi che
tengono i riscaldamenti a palla, speriamo, sto congelando. Cammina decisa ma
non veloce, ha un passo che ha quel quid della leonessa che percorra la savana
sapendo di poter scegliere la preda che vuole, detta il passo, forse ostenta
sicurezza, forse ci tiene a far notare come ancheggi con la sua falcata lunga,
sicura e lenta, di quella lentezza che è pura sensualità. Toglie la mano dal
guanto stringendo il medio tra i denti, non ti togli un guanto così quando hai
l’altra mano libera, il suo gioco è già cominciato. Prende le chiavi, apre il
cancello, nel cortile accelera il passo, apre la porta del condominio e se la lascia
dietro senza voltarsi, mi occupo io di chiudere, vuole essere vista salire le
scale? Solo l’ammezzato. È quando sul pianerottolo svolta a sinistra che getta
la prima occhiata rivelatrice della sua piena consapevolezza del fatto che il
“caffè da me” sia solo un modo di dire. Gira la chiave nella porta ed apre, non
mi fa entrare, vuole subito chiudere la porta senza che io mi avventuri chissà
dove. Ha chiuso, appoggia le chiavi, tutto sembra durare un’eternità con la
sensualità che mette nel fare qualunque cosa; a chi non ne conoscesse la
malizia potrebbe sembrare solo tremendamente pigra o tremendamente stanca, si è
tradita solo in pochi dettagli, ma l’ha fatto, per tutta la sera, esattamente
quando voleva che si notasse.
Mi bacia lei, il caldo dell’appartamento non arriva tanto
velocemente quanto quello del suo corpo abbracciato al mio. Bacia lentamente,
si abbandona, sento quasi di doverla sostenere da quanto trasporto mi
trasmette; cazzo sempre stato io tipo da “vieni qui che spacco tutto” e ora arriva
questa a farmi sentire ogni singolo momento dell’essere noi. Si sposta
lentamente ma non mi molla, non ha ancora aperto la bocca, mi porta sul divano,
si accovaccia accanto a me, comincia a stuzzicarmi con la lingua, la usa come
chi pare aver trascorso una vita a torturare i propri amanti, si fa avanti e si
ritrae, gestisce ogni ritmo come vuole, ed è un ritmo lentissimo, una tortura
fino a quando non riesco io, a mia volta, ad abbandonarmi a lei, il tempo si
ferma, mi sembra di vedere la scena da fuori in bullet time, mi richiama al
momento la sua mano, mi sbottona la giacca, sposto la schiena per toglierla,
faccio lo stesso con lei, è in ginocchio sul divano, accanto a me. Decido io di
alzarmi, il caldo ormai ha riportato in vita le mie mani, posso toccarla senza
farle prendere un colpo. Le alzo il vestito, le slaccio da sotto il reggiseno,
geme a sentire le mie mani sulla schiena e il suo gioco con la lingua sembra
perdere quella sicurezza sadica iniziale e cominciare ad essere più spontaneo
ed inibito, forse avviene qualcosa in questo momento, lei sembra superare il
suo personaggio ed abbandonarsi completamente a se stessa, ed a me, io lascio
da parte ogni pensiero sul come andrà, come sarò, cosa farò, per un istante
sembra di trovarsi in un’altra dimensione, si eccita, mi sbottona la camicia
con la solita grazia felina ma una fretta ben diversa, la toglie, la butta da
qualche parte, le sfilo il vestito, nuda è meravigliosa come avrei pensato
fosse quando l’ho vista; sento le sue mani su di me, mi stringe a sé, nel
baciare piega la testa quel tanto che mi fa decidere di girarla di schiena, mi
appoggio a lei mentre posso con le mani esplorarne i seni e sprofondare nel suo
profumo, si inarca quando le bacio il collo, accompagna la mia mano via dal
seno per portarla più giù, non fa tutto il tragitto da sola, o è un po’ di
pudore o vuole che sia io a farmi strada tra i leggins; il suo lentissimo ritmo
travolgente mi ha ormai completamente catturato e non glieli strappo via come
un orso, la accarezzo, da fuori, poi lentamente le abbasso i leggins e le
coulotte che ci nasconde sotto; sposta la sua mano sinistra a sentire la mia
eccitazione; la rigiro, la bacio, lei comincia a slacciarmi la cintura; ormai
le ho abbassato sia i leggins che le coulotte, decide di spogliarsi, non so
come cazzo faccia, ma toglie gli stivali riuscendo a non interrompere niente di
quello che stava facendo, mentre si piega perdo le mie mani tra i suoi seni,
vorrei spogliarmi, ma voglio che sia lei a farlo. Torna su a baciarmi, non so
come ma mi capisce, mi sbottona i jeans, si piega per spogliarsi completamente,
faccio lo stesso, resto coi boxer. Quando torna da me sembra quasi delusa e
risolve la situazione da sola, l’intera scena vista da fuori mi avrebbe già
mandato al manicomio ma nella specie di trance in cui mi ha portato vivo il
tutto come fosse tutto un puzzle che pian piano si completa. Si avvicina al
divano, decido di sedermi io, mi si siede sopra, non ho idea di quanto tempo
sia passato dal momento in cui mi ha offerto il caffè o da quando abbia chiuso
la porta di casa, mi sembra l’eternità più eccitante possibile, adesso prende
il comando, non fugge dagli oneri della posizione che ho scelto per lei; lo
prende in mano, quasi a controllarlo, e fa in modo che io sia dentro di lei, sento
quanto avesse lavorato di immaginazione e di contatto e le scivolo dentro
trovando meno resistenza di quanta avrei pensato, sembra subito impazzire; la
mia pantera cambia adesso, il ritmo flemmatico e conturbante di tutta la serata
lascia spazio alla versione hard della stessa donna, mantiene una fluidità, una
sensualità senza precedente, scandisce un ritmo più veloce di quello che mi
sarei aspettato ma la tortura è la stessa, ed è sempre più eccitante, le
scivolo dentro e fuori sentendola gemere e trovandola muoversi di una
spontaneità travolgente. Avvicina i seni alla mia testa, lo fa apposta, vuole
che ci giochi con la bocca, non avevo scelto la posizione a caso. Al tatto è
calda, a sentirla con la lingua è bollente, le mie mani la accompagnano, posate
su un culo che fa pensare alla palestra solo ad avvicinarvisi, ma il ritmo è il
suo, la sento accelerare, la sento sospirare, invocare divinità, perde ogni
tipo di flemma e si scatena, non riuscirei a starle dietro senza accompagnarne
i movimenti con le mani, entro dentro di lei sempre più facilmente, sento che
sta per venire e da una parte vorrei farlo in contemporanea, dall’altra vorrei
che tutto questo non finisse mai…Si appoggia sulla mia spalla tremando, si
sfila, mi bacia, mi alza, mi invita ad andare in camera.
Mi guida tirandomi per la mano, si appoggia sul letto, non
so quali siano le sue idee ma sono troppo perso in lei per preoccuparmene, mi
appoggio su di lei, la bacio, scendo sul collo, le mordicchio un seno, scendo a
baciarle la pancia, ha una pelle incredibilmente liscia, il suo profumo mi
inebria, scivolo dove volevo arrivare ed inizio a leccare, la sento
completamente trasportata mentre continuo il mio lavoro, ha un qualcosa di
magico nel muoversi, è come se mi avesse spiegato per anni cosa fare, fa
sembrare tutto perfettamente immediato, mai provata una complicità del genere,
si inarca, perde il controllo delle gambe, mi prende per i capelli per
accompagnarmi, sembra che mi stringa tra le cosce per non farmi allontanare
mai, geme, trema, alza il torso in preda agli spasmi, la posizione non è più il
massimo per me ma lei è già venuta, seduta sul letto mi bacia, mi abbraccia,
allunga la mano a trovare ciò che desidera ancora dentro di sé, mi massaggia i
testicoli, trova il pene già duro, ho capito che lo vuole, non aspettavo altro,
la stendo sul letto e mi faccio spazio, la penetro con poca difficoltà e penso
di decidere io i nuovi ritmi, le do il tempo per adattarsi poi comincio a
spingere la sento già cingermi con le gambe, ma non mi sta chiedendo il suo
ritmo, sta accompagnando il mio, è qui che capisco che ci stiamo muovendo non
l’uno per l’altra, ma come una cosa sola, non c’è un ritmo suo o mio, c’è
un’unica entità che sta raccontando il miglior sesso che si possa sperare,
entro ed esco da lei ormai facilmente, decidiamo che il nostro ritmo è più
alto, mi appoggio su di lei, la sento gemere di nuovo, credo di aver capito a
che punto siamo e qualcosa mi sembra incredibile: credo di essere allo stesso.
Proseguo sul mio ritmo fino a quando mi si aggrappa con le mani ai glutei e mi
chiama più dentro, più forte, più veloce, sono pochi secondi e la vedo
inarcarsi di nuovo, sto venendo anche io, esco e mentre provo a masturbarmi per
venirle addosso mi sposta la mano, vuole essere lei su di me quando esploderò,
mi masturba, non so come, al ritmo esatto a cui l’avrei fatto io, vuole che
venga su di lei, ottiene quello che vuole, il tempo di riprendermi dai tremori
e mi accorgo che la magia non è finita, si sdraia attirandomi a se, chiude gli
occhi, mi bacia delicatamente sulle labbra, mi abbraccia, rimaniamo abbracciati
in silenzio a tornare al ritmo lento, rilassante e sensuale che ci ha
accompagnati fino a poco fa. Non so quanto tempo sia passato dall’ingresso in
quell’appartamento, né quanto ne passerò così, abbracciato a lei, so per certo
che la serata non è finita e che un’intesa del genere non si spegnerà con uno
“ciao”. Ricominceremo tra un po’, quando non sarà il momento mio, o suo, quando
sarà il nostro.
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