Quella striscia di stoffa grigia gli sventola davanti
all'occhio sinistro da ormai 30 ore. Non è un novellino, sa come mantenere
attivi i muscoli tenendo perfettamente ferma la sua sagoma. Non si mimetizza
tra le pietre ed i cespugli, è una pietra, è un cespuglio. I racconti di suo
nonno gli riecheggiano nella mente dal primo minuto di appostamento, l'avevano
sempre affascinato quelle storie di appostamenti, agguati, interrogatori e torture,
le descrizioni, così dettagliate da sembrare immagini più che parole, di
equipaggiamento, montaggio e smontaggio dei fucili, di percussori e
interruttori, caricatori e baionette, quei racconti che i suoi tacciavano come
inappropriati e pericolosi, per usare un eufemismo, lui li aveva sempre
ascoltati incuriosito ed affascinato, bramoso di saperne di più.
I segnali dell'arrivo di un corteo non sono difficili da
cogliere, ma un cecchino come lui sa scegliere il posto per averli con grande
anticipo.
Sa che non è facile colpire un bersaglio ad un chilometro di
distanza ma ha già sistemato le fettucce ogni 50 metri ed ogni 10 negli ultimi
50.
Ricalibrare il mirino in funzione del vento è la cosa più
difficile ma anche calcolare la velocità di un bersaglio non è poi così banale.
Il corteo dovrebbe essere a piedi, il bersaglio è piccolo
rispetto alle guardie del corpo, il ritardo del colpo potrebbe salvarlo e
sacrificare un uomo della scorta. Rischio non accettabile: ha scelto con cura
fucile, proiettile, bipod, mirino, non ha dubbi, il tiro è quello.
Se qualche fottuto bodyguard si dovesse trovare in mezzo il
proiettile lo attraverserebbe mantenendo la velocità necessaria ad atterrare
l'obiettivo Beta.
Obiettivo Beta, già, i codici paramilitari del nonno. Aveva
scoperto che i partigiani, migliaia di persone descritte da un termine così
vago, non erano un'accozzaglia di cani sciolti ma erano anche squadre
militarmente organizzate. Solo lui saprebbe fare un appostamento del genere,
appostamento che non potrebbe essere così perfetto se avesse dovuto
organizzarselo da solo, l'intelligence, per quanto a livello quasi amatoriale,
è fondamentale, l'ha sempre saputo.
La mente è addestrata, sa lavorare su due binari, sa di non
avere più di cinquanta ore di autonomia in appostamento, ma sa che il suo
compito sarà concluso ben prima.
Ha ripercorso con la mente il suo percorso di fuga centinaia
di volte, ha liberato i teloni tra le macerie prima di appostarsi sulla
collina, non lasceranno la visuale perfettamente libera a chi volesse
individuarlo.
Aveva già preparato un piano di fuga da forze speciali anche
prima che gli ultimi accadimenti avessero spinto l'obiettivo Beta a farsi
scortare dalle forze speciali.
Sentirsi come il nonno, patriota, liberatore, partigiano,
riesce a riempire l'emisfero cerebrale che non si occupa di vigilare sul
percorso.
L'arrivo del suo bersaglio è rumoroso come sempre, è fin
troppo facile individuarlo, ad ore una mentre si sposta verso est.
Le fettucce piazzate non sono visibili a chi non sappia cosa
cercare, e i due cecchini sul tetto di quello che fu l'ospedale non sanno cosa
cercare, la minaccia riscontrata per l'evento deve essere piuttosto bassa;
idioti.
Il sopralluogo delle forze speciali è finito trenta minuti
prima, nessuno cercherebbe a millecentocinquanta metri di distanza un cecchino
con un Barret M82 sotto una mimetica da appostamento.
Il bersaglio oltre che rumorosamente annunciato è anche
facilmente individuabile, vuole farsi notare; idiota.
Il bagno di folla finisce ottanta metri prima della Zona
Rossa, che macabro umorismo hanno avuto in sezione: è di quel colore che
diventerà la zona, quei venti metri di strada buoni per centrare il colpo, in
quella finestra visiva lasciata libera dall'edificio crollato.
Obiettivo Beta si guarda intorno con la curiosità divertita
di chi invece che i frutti di una catastrofe stesse guardando una nuova
maestosa opera architettonica figlia della più spregiudicata delle archistar
tristemente disseminate per il globo.
Sale il battito cardiaco, conosce i suoi battiti senza
contarli, centoventi è la soglia ideale per far partire il colpo, inserisce il
caricatore, arma il colpo, mancano 40 metri, sblocca la mente, è completamente
concentrato sulla missione. Corregge il mirino telescopico per la seconda volta,
il vento non è perfettamente regolare. Sa di poter cambiare ancora, rimane
freddo, gelido. Mancano 30 metri. Il bersaglio procede lentamente mentre si
guarda intorno, meno di un metro al secondo, poco più di 3 km/h. Sei guardie
del corpo, vertici di un esagono, 1,5 metri di distanza tra una testa e la
successiva, formazione standard, niente di impenetrabile; idioti. 20 metri, sa
che in Zona Rossa il suo accompagnatore si allontanerà per iniziare la
cerimonia ufficiale. Non c'è fretta. 10 metri, ok, la visuale è ostruita dietro
la piccola chiesa, l'obiettivo Beta ricomparirà, probabilmente già solo con la
scorta, all'estremo della Zona Rossa e la percorrerà per intero, forse anche
con una pausa dettata dalla cerimonia, per attendere che Casualità 1 inizi ad
officiare. Casualità1: comodo definire gli esseri umani sacrificabili con una
parola così vuota ed un numero, li rende più sacrificabili. Obiettivo Beta
ricompare, Casualità 1 si sta allontanando proprio quando la penultima
fettuccia si ferma. Ok, togliere tre secondi a destra. Il mirino è aggiustato,
i battiti sono inchiodati a centoventi, controllo completo del corpo. Il
bersaglio ha già percorso tre metri in Zona Rossa, cambio di formazione, la
scorta si muove repentinamente, l'esagono ruota di 90 gradi in senso orario,
gli uomini ruotano di una posizione in senso antiorario, manovra standard:
idioti. Obiettivo Beta ha già percorso sei metri in Zona Rossa. L'indice passa
sul grilletto, la mano sinistra sotto l'ascella destra a contenere il rinculo.
Il bersaglio ha percorso già 8 metri. L'ultima fettuccia si ferma, togliere un
secondo a destra. Dieci metri percorsi, riporta l'indice destro sul grilletto e
la mano sinistra sotto il braccio destro. Dodici metri percorsi. Regolarizza il
respiro. Tredici metri percorsi. Apnea. Inquadra perfettamente la testa. Stop.
Obiettivo Beta fermo, quattro decimi di secondo per aggiustare la mira sul
bersaglio fermo. Fuoco.
Il proiettile entra sotto l'occhio sinistro, sembra quasi
produrre una scintilla, esce da sotto l'orecchio destro per conficcarsi nella
parete retrostante, e probabilmente attraversarla per intero, dopo aver
lasciato dietro di sé qualcosa di ormai difficilmente riconoscibile come una
testa umana.
Casualità tutte integre. Obiettivo Beta a terra.
Click. Attiva il piccolo telecomando, esplodono i fumogeni
su tutto il monte, partono gli incendi programmati nella collina ad est.
Diversivi funzionanti. Lascia libero sfogo al cuore che si fionda subito a
frequenze che solo l'impressionante sbalzo di adrenalina può giustificare. Si
alza di scatto e comincia a correre verso Ovest, ha 20 secondi per raggiungere,
con la mimetica, lo zaino ed il Barret M82, il rifugio a 90 metri di distanza
prima che l'elicottero possa arrivare in zona. Le strisce di stoffa grigie, verdi
e marroni dell'elmo, del fucile e della mimetica, saltano al ritmo dei suoi
passi, uno spettacolo affascinante, quasi ipnotico, ed è suo compito fare sì
che nessuno se lo possa godere. Rifugio. Il suo lavoro è finito, tornerà a casa
più tardi, e sparirà.
In poltrona, con un sigaro da mission accomplished in bocca e un bicchiere di
rosso di scarso pregio sul tavolino, finalmente capisce l'angoscia della guerra
di liberazione che suo nonno gli raccontava senza riuscire a fargliela
comprendere: ha ucciso un uomo, ma ne va fiero. Si spaventa di sé stesso ma non
prova rimorso per aver ucciso un uomo, quest'uomo, a sangue freddo: ha appena
liberato il suo paese, è un patriota, un liberatore, un partigiano...
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