Si guarda allo specchio e non si stupisce per niente nel
rendersi conto di non ricordare quando s'è fatta bionda. Chi se ne frega,
pazienza. Va a sedere sul suo mobilino Ikea davanti alla piccola finestra 80x80,
guarda fuori come ha guardato fuori praticamente tutte le sere da cinquant'anni
a questa parte. Non piove mai allo stesso modo, e oggi comincia a piovere come
un giorno di vent'anni prima, come quel giorno. Chi se ne frega di quanto bagna
i vestiti, la pioggia la senti dentro, e oggi la pioggia che sente è quella.
Vent'anni e lo sguardo su quellochepotevaessere. Suona il telefono, è lui, è la
solita telefonata "sto tornando, butta la pasta", le viene da
piangere. Per vent'anni ha lasciato se stessa alla finestra ed ha portato
qualcun'altro in giro per la vita. Voleva viaggiare, non ha viaggiato, voleva
imparare il russo, ha solo sentito russare, voleva buttarsi da un aereo, oggi
le importerebbe poco del paracadute, voleva fare la foto a un pinguino nella Terra
del Fuoco, non trova più Pinguino, il pupazzetto di pezza che le aveva regalato
la migliore amica. E' vent'anni fa che ha scelto, che ha lasciato andar via
sotto la pioggia quellochepotevaessere mentre avrebbe voluto urlare da una
finestra che al tempo era bloccata. Fu il giorno dopo che chiamò il falegname
per rifarla, perchè si potesse aprire, per poter urlare fuori qualcosa che non
avrebbe mai urlato. Solo due volte in questi vent'anni ha aperto la finestra,
ma l'ha sempre richiusa con una smorfia, una di quelle smorfie che potevano
significare tutto e niente, gioia e imbarazzo, rimpianto e rimorso, tristezza
ed esaltazione. E ora è lì a guardare quella stessa pioggia, a girarsi gli
anelli, a sentirseli sui polsi, a pensare che troppe volte negli ultimi
vent'anni ha scelto la via vecchia per la nuova, anche se sapeva benissimo che
la vecchia andava a finire davanti ad una finestra chiusa e non nella Terra del
Fuoco in mezzo ai pinguini; l'ha sempre saputo, ma ha semplicemente messo se
stessa alla finestra mentre un'altra lei guidava su di una strada che non le
apparteneva. Non l'ha mai fatto pesare a nessuno, forse ha sempre avuto bisogno
di portarlo lei un peso, le risultava più facile lo scegliere di apparire
quello che ci si aspettava, non vivere, illudere, è sempre sembrata una brava
ragazza, una brava donna, una brava moglie, è sempre stata semplicemente una
persona triste. Oggi per la terza volta in vent'anni apre la finestra, e si
rende conto che ormai quellochepotevaessere non può più essere, per la prima
volta accetta che quella che non ha mai saputo se potesse essere la sua
direzione, lo era. Ha capito che era come lei, che era lei, ma che aveva meno
coraggio, o semplicemente ne aveva di più. Non è mai voluta andare a trovarlo,
non riesce a pensarlo disteso dietro quella foto sorridente, da quando ha
capito che tipo di sorriso fosse. La finestra è ancora aperta, il volto segnato
da una smorfia, da una di quelle smorfie che per tutti potevano significare
tutto e niente, per tutti meno che per uno, che era come lei, quella smorfia
che altro non è che lei che si separa da se stessa. Chiude la finestra, si
allontana, si gira, e per la millesima volta in vent'anni si guarda mentre
cerca di aprire la finestra ed urlare qualcosa fuori.
Nessun commento:
Posta un commento