Nel timore dell'ipocondria ripercorre, intellettualmente
percosso, un'esistenza figlia dell'inaspettato momento che la ha resa
definitivamente onirica. Si espande nel metafisico dopo essersi chiuso in un io
desolatamente inconcludente e sogna di una dimensione inequivocabilmente troppo
sfaccettata per il comune senso morale dettato da un qualunquismo non più
veniale, oltremodo venale. Subisce se stesso nel vortice di tempestose
elucubrazioni mentali e trasferisce il proprio ego a dita che
irresponsabilmente battono su tasti vivi di trascuratezza.
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