Pare concentrato nel proprio lavoro ma privo di una
qualsivoglia cognizione di causa. Lo sgabellino richiudibile su cui siede pare
essere il suo campo molto più della videocamera digitale che maneggia.
E' emozionante la curiosità di bambino che lo spinge ad
armeggiare su quella videocamera che h probabilmente chiesto al nipote di
procurargli.
L'espressione avidamente curiosa ritmicamente si chiude nel
broncio di chi perde il bandolo della matassa per poi riaprirsi nel sorriso
compiaciuto di chi lo ritrova.
E' passata quasi mezza giornata ma lui imperterrito insiste
nell'esplorazione di quel mondo fino ad allora sconosciuto alternando delle
espressioni da mimica teatrale che rendono impossibile non capire quando
incontri un intoppo e quando lo superi. La bella giornata, rigida ma
soleggiada, lo ha evidentemente stimolato a farsi questa profonda lezione da
autodidatta all'aperto. Estrae un cavalletto treppiede ed incomprensibilmente
appare più impacciato con l'abc della meccanica che con i prodigi
dell'elettronica. L'impegno è tale da costringerlo, per la prima volta da ore,
ad abbandonare quel trespolo su cui era appollaiato. Piazza il cavalletto, il
lavoro fa schifo e lui ha un'espressione che lascia intendere un consapevole
"chi se ne frega" più che un compiaciuto "missione
compiuta" o un rassegnato "non so fare di meglio" e riporta la
sua attenzione sulla videocamera.
La sicurezza del momento rivela che le mosse sono quelle
provate qualche ora prima. Armeggia con più veemenza del necessario e con
qualche sforzo di troppo riesce a sistemare la telecamera. Punta verso il suo
palazzo. Raccoglie orgoglioso il proprio sgabellino, lo richiude, lo mette
sotto il braccio e se ne va.
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